Sunday, February 27, 2011

Il segno della Rivoluzione

Il segno della Rivoluzione


Cappuccio in testa,
l'odore intenso di un viaggio sofferto,
lo sguardo offuscato, trasognato, a tratti assente, marcato dal segno della rivoluzione.

S. ha 17 anni è da poco sbarcato sulle coste siciliane con un barcone egiziano arrangiato alla meno peggio, approdato in Sicilia, con mare forza 5.
Un barcone con 80 persone, scappate dopo aver partecipato agli scontri contro il Governo di Mubarak.

Il mare pareva voler sfinire le forze dei migranti, proprio così vicini alla alla meta: resistere alle intemperie naturali e non.
Alle coste sicule, la guardia di finanza cerca di fermarli, loro scappano impauriti tra schizzi d'acqua incontrollabile.
Il conducente accellera le manovre. E' freddo, è inverno, la finanza spara, colpisce uno di loro, gli altri, si disperdono in preda al panico, a braccia aperte sulle onde, in balia delle onde, urlano, si dimenano... uno quasi muore assiderato, l'atro dissanguato.
 
Era il 15 febbraio 2011,  degli egiziani approdavano alle coste di Santa Croce Camerina.
Sette giorni in barca con in testa il fracasso della loro terra.

Il ragazzino è fasciato nel finto pelo bianco, cappuccio masticato, serrato in testa, come un velo divisorio.
Il suo odore, forte, contiene in sè tutta la sua disperazione.
Gli chiedo se posso fargli delle domande, domande semplici, che serviranno per aiutarlo, mi risponde insicuro, un pò smarrito nel suo accento egiziano, non riesce a dirmi neanche se la sua città natale si trovi al nord o al sud dell'Egitto.
- Ti senti bene? Hai bisogno di qualcosa...
Il cappuccio bianco si muove: "Devo trovare mio cugino, è in Sicilia: siamo stati divisi, sistemati in due macchine diverse.
Porge un biglietto col numero di telefono di un mediatore culturale di Pozzallo.
Lo chiamo, risponde una donna, un avvocato, le spiego la situazione. Mi dice di richiamarla lunedì, forse si, forse mi aiuterà, aiuterà S. a trovare l'unico familiare che ha percorso con lui il viaggio per la nuova vita, ma non ci sono certezze, i loro nomi, le loro ipotetiche date di nascita, la traslitterazione improvvisata dei cognomi, la confusione, l'emergenza profughi ...

S. alza un pò la testa, mi parla sommessamente, noto una luce nei suoi occhi, sembra avere una speranza.
 
-Aiutami a trovare mio cugino, voglio stare con lui, voglio stare con egiziani se è possibile, poi starò meglio, grazie.

Gli dico di dare i suoi vestiti all'operatore, di farsi una doccia, un pigiama nuovo è pronto per lui. L'occhio è malconcio. Annuisce, non sembra essere del tutto cosciente,  credo stia ancora  navigando lungo un mare in tempesta.

S. ad oggi vive a Milano, con suo cugino.
Lavora come calciatore professionista.
E la tempesta è passata.



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