Wednesday, November 18, 2015

ISLAM, RIFUGIATI E I FATTI DI PARIGI

  ISLAM, RIFUGIATI E I FATTI DI PARIGI  
 

 1. In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso”2   2. La lode [appartiene] ad Allah3, Signore dei mondi4   3. il Compassionevole, il Misericordioso,   4. Re del Giorno del Giudizio5.   5. Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto6.   6. Guidaci sulla retta via7,   7. la via di coloro che hai colmato di grazia8, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.  Corano - Sura I, Al-Fâtiha (L'Aprente) 
Modou sta seduto davanti alla Tv, guarda le immagini che scorrono su sky tg24, il suo corpo è proteso in avanti, le sue mani congiunte, la testa bassa. Accanto a lui, il suo amico ascolta la recitazione del Corano dallo smartphone.
Sono seri e senza energie. 
Si voltano verso di me, hanno gli occhi smarriti, non osano proferire parola. Le immagini francesi riecheggiano, il termine “stato islamico” pure.
Mi siedo con loro, non c’è bisogno che si dica niente, è una giornata triste per tutti. Oggi le atmosfere da cui son scappati, si sono materializzate anche in Europa, ed è tutta un’agonia.
Hanno più paura di prima, pensavano che l’Europa potesse essere un rifugio al riparo dalle bombe, dai kalashnikov, dalla gente che si fa saltare in aria, ed improvvisamente l’ansia sale dritta al cervello e questa volta, ci si sente più soli di prima.
“Quando stavamo in Africa, si faceva una netta distinzione tra coloro che hanno perso il lume della ragione, per smania di potere e coloro che invece seguivano la loro fede senza confonderla con la vita politica. Qui, in Europa, molta gente criminalizza l’Islam, senza concepire che chi si nasconde dietro ad una religione per compiere orrendi crimini è solo un bugiardo e ha come scopo quello di distruggere l’equilibrio dei popoli. Questi criminali infangano l’Islam, lo hanno fatto in Mali, in Nigeria, in Somalia, oggi in Siria e in Iraq. Uomini col viso coperto che incitano i bambini ad uccidere uomini indifesi. Noi confidiamo che i paesi occidentali possano aiutare ad estirpare questo cancro, che si potrà curare solo con molta pazienza, con l’educazione, la conoscenza, rinunciando al commercio delle armi, affidando le risorse energetiche alle popolazioni locali senza sfruttarle, ridistribuendone i ricavati. Oggi è una giornata di dolore, ma è necessario rimanere equilibrati e non cedere all’odio, perché è l’odio che questa gente vuole alimentare, vogliono disgregarci e annientarci con la paura dell’altro.”
Abdullahi si siede vicino a me e mi mostra un verso del Corano, lui non conosce l’arabo e si arrangia con google traduttore, crede però di aver colto il significato e cerca di spiegarmelo. Ha bisogno di qualcuno che lo conforti, qualcuno che gli faccia capire qualcosa, è spaesato. In città non esiste una moschea e interpretare i testi sacri senza una guida gli risulta difficile. 
Alì il pakistano oggi si è vestito con la jalabia tipica del suo paese e scende sorridente le scale, non parla, non dice niente, sta in disparte, ascolta musica con le cuffie e guarda dei film che lo fanno sorridere.
Gli attentatori della strage, sembrano essere giovani cittadini europei, di origini arabe, vissuti nei sobborghi della capitale parigina, magari giovani emarginati, cresciuti in compagnia della rabbia, da cui l’odio è emerso come fede da cui trarre profitto e ispirazione.
Il giorno dopo, la Francia ha scagliato una ventina di attacchi sulla capitale dello stato islamico, su Raqqa. I ragazzi dello Sprar sono ancora davanti alla televisione, ancora più ammutoliti di ieri. Le notizie non riportano vittime fra i civili, eppure non si può fare a meno di pensare a coloro che sono stati rapiti, come Padre Paolo Dall’Oglio, colonna portante del dialogo interreligioso, di cui non si hanno notizie e che potrebbe essere vivo, rinchiuso in qualche cella; come Ismaele, il bambino strappato in Italia alla madre e portato via dal padre, come le donne schiave rintanate in qualche lugubre seminterrato.
Senza un’azione comune nella riscoperta dei valori umani e senza il sentimento della solidarietà verso il prossimo la nostra situazione non potrà che peggiorare. Oggi più di ieri è necessario dialogare, ripudiare la guerra, avvicinarsi al fratello straniero, dialogare con l’Islam perché è proprio l’Islam dei giusti, non quello strumentalizzato, che potrà portare sulla retta via le anime senza guida. E’ necessario, più che mai, investire nelle politiche dell’inclusione sociale, insegnare ai bambini a non avere paura della diversità, che la diversità è bellezza e ricchezza interiore. E si è ricchi se si è in pace con sé stessi e con gli altri.